Tamberi: “Un 2019 per tornare in alto”
27 Dicembre 2018Il recordman italiano salito a 2,33 a fine stagione: "Sarà un anno fondamentale verso Tokyo. Devo ritrovare il mood che avevo prima di Rio, a Doha voglio essere un uomo da battere"
di Nazareno Orlandi
Una stagione di rinascita. Con un finale da campione. Eberstadt 2,33, Bruxelles 2,31, Pescara 2,30, tre perle infilate da Gianmarco Tamberi al tramonto del 2018 dopo l’amarezza del quarto posto agli Europei di Berlino nonostante un 2,28 centrato al primo tentativo. Halfshave è già pronto a planare sulla nuova stagione e il 26enne marchigiano delle Fiamme Gialle partirà sabato 29 dicembre per il raduno di Potchefstroom, in Sudafrica, con il papà-coach Marco e con la compagna di allenamento Alessia Trost fino al 17 gennaio. L’incubo dell’infortunio di Montecarlo 2016 è sempre più lontano e le certezze tecniche ritrovate fanno sperare che il 2019 possa riconsegnare il primatista italiano al 100% delle proprie potenzialità, in vista dei Mondiali di Doha (27 settembre-6 ottobre) a casa dell’amico-rivale Mutaz Barshim. Con i Giochi di Tokyo 2020 all’orizzonte.
Come valuti il tuo 2018?
"Più che positivo, anche se non è arrivata la medaglia a Berlino. Come ogni cosa che mi riguardi, questa stagione ha avuto due facce. Dalla tappa di Diamond League di Montecarlo è cambiato tutto. Quel 2,27 a luglio mi ha fatto rinascere sulla pedana in cui ero 'morto' due anni prima. E Berlino è stato un passaggio importantissimo per capire che valevo di nuovo misure importanti. È grazie agli Europei se ho trovato costanza nel finale di stagione, è servito tanto al mio subconscio".
Quanta fiducia ti lascia il post-Berlino?
"È stata una scalata. Se dopo settembre ci fossero stati altri due mesi di gare... Il 2,33 di Eberstadt non me l’aspettavo e il 2,31 di Bruxelles è stato un salto molto convincente. Il contesto degli Assoluti di Pescara era meno stimolante perché non avevo avversari, ma è arrivato un 2,30 con margine bello ampio. È stata la conferma che i risultati precedenti non erano semplici exploit".
Come sei ripartito dopo Pescara?
"Con tanta motivazione. Dopo gli Assoluti mi sono fermato per un mese e poi ho ripreso a lavorare. Ho avuto subito buone risposte. Se l’anno scorso c’era stato qualche problema di troppo per rimettere a posto la tecnica, quest’anno non ho avvertito l’ombra della paura di saltare e non ho dovuto ripercorrere quel periodo di adattamento per toglierla".
Chi è stato importante per il tuo ritorno?
"Il team sanitario che mi segue. Lo abbiamo costruito dopo il mio infortunio e si è dedicato completamente a me. L’osteopata Andrea Battisti, i fisioterapisti Fabrizio Borra e Andrea Benvenuti, l’ortopedico Francesco Lijoi, il mental coach Luciano Sabbatini.
Abbiamo un gruppo whatsapp, facciamo cene, discutiamo di tutti i problemi. Hanno messo a disposizione le loro competenze e conoscenze e vedo un miglioramento pazzesco. Grazie a loro sono tornato a saltare".
Quando ti vedremo in pedana alle indoor?
"Esordirò il 2 febbraio a Karlsruhe. Poi salterò a Banska Bystrica il 9 e gli Assoluti di Ancona il 15 febbraio, in avvicinamento agli Euroindoor di Glasgow di inizio marzo".
E l’estate? Stagione lunghissima…
"Sì, e cambia molto. Per questo abbiamo deciso di dividerla in due. A maggio e giugno una prima parte di gare. A luglio andrò in raduno al fresco per caricare di nuovo. Nella prima o nella seconda settimana di agosto torneremo a gareggiare: il primo obiettivo è la finale della Diamond League. Poi chiaramente Doha: tutto il calendario è in funzione dei Mondiali".
Che Gimbo sarà quello dei Mondiali di Doha?
"È l’anno che precede le Olimpiadi e voglio perfezionare il mio rientro: tornare in alto, essere competitivo, essere uno di quelli da battere. Non voglio stare lì a rosicchiare qualcosa. In sostanza, voglio tornare a vincere. Detto con tutto il rispetto dei miei avversari, io punto all’oro ai Mondiali. Se lo dovessi fare ‘soltanto’ con 2,30 sarò felice, ma non avrò l’appagamento che voglio prima di Tokyo. Il 2019 deve essere un anno di consolidamento. Deve farmi ritrovare la ‘confidence’ di cui ho bisogno".
Che momento sta attraversando il salto in alto?
"Prima del 2016 c’erano talenti allucinanti in giro. Penso ai vari Bondarenko, Drouin, Kynard. Poi ci siamo fatti male in molti. Di quelli che si sono operati, sono l’unico che è tornato a saltare 2,30. Vedremo come reagiranno gli altri: ognuno dovrà fare i conti con il proprio infortunio, e da traumi come il mio o quello di Barshim conseguono tanti problemi psicofisici. Con le nuove leve, direi che siamo in un momento di transizione ma siamo tornati a un livello normale".
Tokyo è il tuo grande sogno. Come lo vivi?
"Devo arrivarci con lo stesso identico ‘mood’ che avevo prima di Rio. Per me è importantissimo. Ed è per questo che il 2019 sarà fondamentale".
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